È una gita in collaborazione con il CAI di Longarone,amici, che saliranno in pullman con noi a Ponte nelle Alpi, e che ci vede impegnati a raggiungere la cima del Piz Boè seguendo due itinerari diversi: uno prettamente escursionistico, anche se impegnativo dal punto di vista lunghezza, ed uno quasi alpinistico, seguendo l’impegnativa ferrata Piazzetta. Durante il viaggio che ci porta verso il Passo Pordoi si vedono tanti Brokenwood o meglio tanti boschi spezzati, i segni che l’uragano Vaia a lasciato in questi territori. Tanti alberi caduti su crinali aspri e ripidi i cui tronchi disegnano un gigantesco gioco shanghai, e sparsi qua e là dei tronchi mozzati che sembrano le colonne spezzate dei monumenti ai caduti in guerra. Giunti al passo e calzati scarponi e con gli zaini in spalla la lunga comitiva prende il sentiero che porta verso l’ossario, che raccoglie le spoglie dei caduti tedeschi della prima e seconda guerra mondiale. Si prosegue salendo il sentiero che porta al’attacco. La comitiva di cui faccio parte segue un bel sentiero fino a giungere con saliscendi il canalino che ci porterà ripidamente verso il percorso per via normale che giunge in vetta. Qui il tempo meteo cambia un pochino, pioggerellina fina e qualche tuono danno fastidio fino in cima. Qualcuno durante la salita sul canalino è un po’ in crisi, ma tutti, chi prima, chi dopo, arriva in vetta. Il sentiero supera i duemila metri ed arriva ai 3152 metri di quota della cima, che allungano un po’ i tempi di reazione e di respirazione. I più veloci scendono per primi e forse si risparmiano un po’ di acqua. Dopo una breve pausa al Rif. Capanna Fassa si scende per tornare a valle. Peccatole nuvole che impediscono di vedere un panorama da favola, lo scrivente lo sa bene perché non è la prima volta che sale fino in cima e la prima salita anche se per percorso diverso e nel lontano 1993 ha offerto uno spettacolo da favola. Il cammino percorre un paesaggio lunare, una pietraia immensa che al suo interno raccoglie la storia geologica del Gruppo del Sella. Infatti qui troviamo tre formazioni rocciose diverse: in alto la Dolomia Principale, che risale a 220 milioni di anni, e che al tramonto si colora di rosso. Nella parte centrale, sotto le pareti rocciose si trova la Formazione di Raibl che divide la formazione di Dolomia Principale dalla più vecchia formazione risalente a 230 milioni di anni e che si chiama Dolomia Cassiana. Con vari saliscendi si raggiunge il Rifugio a forcella Pordoi, che man mano che si avvicina apre lo sguardo sul passo, sembra che davanti ci sia una voragine e che ci sia una parete liscia, e non una via di discesa, ma, invece un sentiero scende ripido a zig zag e percorre il ghiaione che porta a valle,i più allenati percorrono il ghiaione perla linea di massima pendenza. Alla fine tutti chi più stanco chi meno stanco raggiungono il passo e si riprende la strada verso casa, non senza aver festeggiato in compagnia e in allegria, fra dolce e salato, varie tipologie di vino e di birra e si ritorna tutti a “baita”, quelli di Longarone prendono la strada di casa a Ponte nelle Alpi e noi quella verso valle per Vittorio. Un ringraziamento agli accompagnatori Leo ed Elvis da parte del Gruppo Escursionismo. GianCarlo
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