Gallery: Monte Nero 'KRN'

Monte Nero 'KRN'


Data: 04/06/2017

Spunta l’alba del 4 giugno e inizia il nostro viaggio verso la Slovenia, siamo in diciassette e dopo aver superato il Tagliamento, Udine e Cividale, percorsa la Val Natisone si giunge a Caporetto (Kobarid-Karfrei): breve sosta e poi ci si inerpica con il pullmino fino a Krn, per poi giungere fino al parcheggio nei pressi di Planina Kuhinja, da dove inizia la nostra avventura.
Percorrere questi sentieri dopo centodue anni dalla conquista del Monte Nero o come toponomasticamente è corretto dire KRN è un qualcosa che non può lasciare indifferenti.
Infatti qui inizia un ricordo storico: il 16 giugno 1915 due battaglioni alpini del 3° reggimento, il battaglione Exilles ed il Battaglione Susa, conquistarono la cima del Monte Nero allungandosi fino al Monte Rosso: le due cime rimasero in mano italiana fino all’ottobre del 1917.
Il paesaggio qui ricorda un po’le pendici dei monti attorno a Belluno.
Si parte e salendo fra prati fioriti e pascoli, la valle sotto di noi si apre verso l’Isonzo.
Si sale prima dolcemente poi con tornanti stretti fino al Rifugio Gomisckovo Zavestisce e in breve si raggiunge la cima, chi velocemente chi lentamente, come lo scrivente, ma tutti ci si ritrova uniti per foto di gruppo.
Si prosegue scendendo verso la forcella, nome per chi scrive difficile da scrivere e che porta al Botognica o all’italiana Monte Rosso. La  salita che avviene per ripide scale scavate e costruite nella roccia:scollinando ci si apre un museo di guerra all’aperto, dove vi sono gallerie, resti di depositi, piazzole e ovunque sui sassi quello che ci fa ricordare la guerra, bossoli,pallottole, schegge di granata e spolette di granata.
La cima è una pietraia e girando di qua e di la appare una scritta dentro un bunker: 2° reggimento Alpini Valle Stura: qui in questi luoghi giovani di vent’anni del Piemonte sono venuti a combattere su queste cime.
Il paesaggio è lunare e proseguendo ci appare un lago o Jezero in sloveno, si continua calpestando alcune chiazze di neve e le nuvole aprendosi verso i ghiaioni con il loro riflesso ci abbagliano, intorno fischi di marmotte.
Si sale si scende, e incontriamo anche un gregge belante di armenti  intenti a brucare la scarsa erba che appare fra le pietre dei ghiaioni, colorati da cuscini di sassifraghe.
Finisce la zona sassosa e incomincia il tratto erboso che con ampio giro ci porta verso la valle da cui siamo partiti, aprendoci a nuovi panorami.
Si raggiunge il luogo di partenza e dopo il cambio di abiti e di scarpe un breve e conviviale rinfresco ci attende e ci apre i cuori: poi tutti in pulmino verso casa.
Un percorso che anche se lungo ci ha fatto scoprire un volto nuovo delle Alpi Giulie, carico di storia e di emozioni, per qualcuno racconto di nonni e bisnonni.
Un plauso va fatto a due amici, Sara e Gianfranco che per vedere questi luoghi sono venuti da Bergamo e sono rimasti entusiasti dell’escursione, luoghi lontani dalle loro Orobie ma vicini nei cuori di chi la montagna ha nel cuore sia da un punto di vista storico che sentimentale.
GianCarlo  



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