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Da Palcoda a Tamar


Data: 22/05/2016

Da Palcoda a Tamar

È una giornata uggiosa e in dieci ci troviamo al parcheggio CADORO e formati gli equipaggi si parte.

In poco tempo siamo a Tramonti di sotto dove una stretta strada ci porta al luogo dove la nostra bella avventura ha inizio.

Calzati gli scarponi e con gli zaini in spalla si parte, il cielo si apre e si richiude con il sole che appare e scompare dietro le nuvole, si inizia su strada lastricata, poi sterrata ed infine il tutto si trasforma in un sentiero in mezzo al bosco, erboso e ancora bagnato dalla pioggia notturna. Ai lati del sentiero una bella fioritura di Aquilegia alpina dai tipici colori che la fanno risaltare fra il verde.

Si sale si scende e soprattutto si guada e riguada, ed infine si arriva a Palcoda, un borgo che fino agli anni venti del secolo scorso contava un discreto numero di abitanti che facevano di cognome Moruzzi e Masutti. Man mano gli abitanti lasciarono il borgo, che durante la guerra di liberazione diviene sede di rifugio dei partigiani. Nel 1976 il terremoto del Friuli colpisce anche quello che rimane del vecchio borgo Palcoda. E nel 2011 i discendenti degli abitanti decidono di restaurare la chiesa di San Giacomo. Qui si fa una breve sosta dove si fa a gara a chi suona di più le campane della chiesa, che bianca in mezzo al verde con il bel campanile fa da contrasto ai ruderi dei vecchi insediamenti abitativi.

Si riprende il cammino verso Tamar non senza aver visitato il sito di un’ antica fornace.

Percorrendo il sentiero che porta al luogo di sosta pranzo, in un tratto ripidosi incontra una famiglia di caprioli, che sale un pendio ghiaioso, un istinto di cacciatore porta a seguire il percorso degli animali, ma poi si segue il nostro tracciato.

Il cielo si chiude sempre di più, si sale si scende fino a raggiungere la cascata detta Pisulat ed in breve sotto una leggera pioggia si raggiunge Tamar dove un esplosione di non ti scordar di me e verdi ciaccoglie fra i grigi muri del borgo.

Qui sorge il bivacco Varnerin del CAI di San Vito al Tagliamento, dove si fa pausa pranzo e si aspetta che migliori il tempo atmosferico, ma…..il tempo nel senso temporale passa, e si decide di continuarel’escursione.

Si riprende il cammino e la pioggia continua fastidiosa e ci accompagna quasi fino alla fine, dove per miracolo poco prima del luogo dove sono parcheggiate le auto cessa, permettendoci di arrivare quasi asciutti.

Scrivere in poche righe tutto quello che si prova a livello emozionale in questi luoghi belli e selvaggi è difficile e soprattutto è difficile scordare che quarant’anni fa qui ci fu quel tragico evento che è stato il terremoto del Friuli che ha sconvolto la morfologia del territorio, ma non la volontà del popolo friulano di ricordare la storia e le tradizioni cercando di recuperare, se possibile, vecchi insediamenti abitativi e religiosi (vedi chiesa di San Giacomo a Palcoda).

Ringrazio tutti i partecipanti a nome mio e dei capi gita.

GianCarlo

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