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Vette e trincee dell’Ortigara


Data: 18/06/2017

Una gita per ricordare la battaglia dell’Altopiano, ricordata da tutti come la battaglia dell’Ortigara.
Una gita che è sentita nei cuori, una gita che come è scritto sul Cippo Italiano “PER NON DIMENTICARE”.
E anche se la bella giornata invoglia percorrere l’escursione velocemente, qualcosa ci prende dentro e la relazione lascia spazio ad un qualcosa che è la cronologia degli eventi: una revisione storica.
Nello zaino dei ricordi di ognuno di noi è impresso un canto che tutti i soldati della Grande Guerra hanno cantato: Tapum Tapum Tapum.
Venti giorni di inutili assalti, venti giorni in cui decine di migliaia di giovani vite si trovarono in una situazione assurda: morire in battaglia o morire per mano degli aeroplani che stavano alle loro spalle ( erano chiamati aeroplani i regi carabinieri per la forma del loro cappello ).
Penso che anche dalla parte avversa ci sia stata una situazione simile.
Il Monte Ortigara una immensa pietraia dove l’unico rumore era il sibilo del vento e dove in inverno la neve ed il gelo erano una sofferenza immane, ma dove a volte regnava anche il silenzio, che in estate veniva rotto dalle grida degli assalti, dagli spari, dal gracchiare delle mitragliatrici, dal sibilo delle granate ed in cielo dalle micidiali nuvolette degli schrapnels, e dai lamenti dei feriti, fra il tutto nell’aria vi era il tanfo dell’odore della carne putrefatta al sole.
Ora qui regna il silenzio, ora qui regna la pace, ora qui i due avversari ricordano quei tragici momenti nella pace celeste, senza odio, senza quella paura prima di un assalto, che prende lo stomaco e fa mancare il fiato e che creava negli ufficiali di complemento un senso di nausea prima di iniziare l’assalto.
Io scrivo al presente se anche presente non è più, perché è una sensazione personale che provo quando percorro luoghi dove forse aleggiano di notte i fantasmi di interi reparti mandati al massacro, come avviene in qualche romanzo di Dino Buzzati.
I sopravvissuti all’evento sono andati tutti avanti, ma si trovano delle verità nascoste: ad esempio nel 1915 a Natale anche qui come sul fronte Occidentale nel 1914, forse ci fu una tregua, ma... la propaganda dell’epoca e la censura ha tenuto nascosto: questo viene fuori dai diari postumi di qualche combattente o che è rimasto nascosto in un cassetto di qualche vecchio mobile acquistato nei mercatini dell’antiquariato, dove appaiono foto di giovani in divisa o qualche lettera.
Io, quello un po’ matto con il cappello da alpino ed Augusto ringraziamo i numerosi e baldi escursionisti.
Le foto sono la cronologia dell’evento.
Non ci sono parole che possono ricordare il sacrificio e la cancellazione dalle liste anagrafiche di intere generazioni, questo va stampato nella mente e lo menziona la scritta sulla cima italiana dell’Ortigara:           “PER NON DIMENTICARE”.
Ricordare per non dimenticare: questo fa equilibrare l’ago della bilancia a cento anni dai fatti, vincitori e vinti sono in equilibrio: forse dove il verde dei prati ed il bianco della neve li fanno sentire fratelli, come forse lo sono sempre stati: erano tutti in egual modo legati, lavorare la terra o emigrare per migliorare la propria condizione sociale.
Di nuovo un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti da parte dei capi gita e come si dice sempre avanti, alla prossima gita.
Spero di aver soddisfatto tutti e vorrei essere un’aquila e volare per scoprire cose nuove da far conoscere, in questo caso la storia dei nostri avi, in fondo anche questo è lo spirito del Club Alpino Italiano.

Il matto con il cappello da Alpino GianCarlo


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La Partenza
La Partenza







19° Minatori
19° Minatori

Cima Caldiera
Cima Caldiera

Passando per i basamenti delle baracche
Passando per i basamenti delle baracche




Galleria Biancardi
Galleria Biancardi




Borgo Valsugana da un feritoia dell´osservatorio Torino
Borgo Valsugana da un feritoia dell´osservatorio Torino

Cippo Austriaco
Cippo Austriaco




Cippo Italiano
Cippo Italiano




Le retrovie
Le retrovie






















Alcune pagine tratte dal libro “Alpi di Guerra, Alpi di Pace “ di Stefano Ardito.                                 Lino Della Libera 
Alcune pagine tratte dal libro “Alpi di Guerra, Alpi di Pace “ di Stefano Ardito.                                 Lino Della Libera