Gallery: Scoglio di S. Marco 2014

Scoglio di S. Marco 2014


Data: 08/06/2014

Scoglio di San Marco-Croda dell'Arghena
È una calda e soleggiata domenica di giugno: 28 escursionisti si ritrovano al parcheggio
della CADORO per percorrere i sentieri che portano allo Scoglio di San Marco e alla
Croda dell' Arghena. Si parte in ordine sparso: tappa al Bar Bianco poco dopo Cima Gogna
per una colazione.

Dopo la pausa si forma la colonna e, superato Auronzo e Misurina si percorre la strada che
porta al Rifugio Auronzo e giunti alla barriera di pedaggio si parcheggiano le auto.
Il panorama spazia su quello che è patrimonio dell'umanità, ma non solo, questi luoghi
novantanove anni fa furono uno dei fronti della Prima Guerra Mondiale: da una parte gli
italiani, in basso, e dall'altra gli austroungarici più in alto: era il 25 maggio 1915.

Calzati gli scarponi e messi in spalla gli zaini la brigata escursionistica comandata da Carlo
si incammina sul sentiero che seguendo la Val Rinbianco porta alla segnaletica per lo
Scoglio di San Marco. Qui ogni pietra, ogni sasso, ogni roccia ha una sua storia da
raccontare, in questi luoghi molti dialetti e molte lingue si sono miscelati in quella che fu
una inutile strage, come la definì Benedetto XV. Resti di trincee, resti di vita di trincea
sono visibili in ogni metro di quota che si percorre. Come se qualcosa unisse i gitanti
questi luoghi vengono percorsi in silenzio. Il caldo opprime ma si giunge infine alla
Scoglio di San Marco. Qui percorrendo un tratto di trincea, che scende, aiutati da un
cordino si giunge ad una galleria che sbocca all' osservatorio, dove in evidenza c'è un
leone di San Marco. Qui fin ai tempi della Repubblica di Venezia (1500-1797) vi era il
confine fra Cadore e Tirolo, fra Impero di Maria Teresa d'Austria e la Serenissima.

Da questo balcone si spazia sulla valle di Landro e sui monti circostanti. Si ripercorre a
ritroso per un piccolo tratto il sentiero di salita e poi si inizia a percorrere quello che porta
all'Arghena per poi scendere alla forcella omonima dove, superato un tratto impegnativo,
qui vi sono resti di baraccamenti e una galleria cannoniera che è raggiungibile attraverso
un cengia un po' esposta. Io sono colpito da dei luccichii, sono dei cristalli che brillano al
sole e metaforicamente mi ricordano le lacrime, lacrime cristallizzate, che per me sono
quelle versate dai soldati, che tra il 1915 e l'autunno del 1917, hanno vissuto quassù in
mezzo alla neve, al gelo, al fango e al caldo dell'estate, e che qui hanno dato, la loro
giovinezza. Si scende al Col de Mezzo e fra resti di trincee, in un bel prato si fare la pausa
pranzo. Dopo la comitiva si divide, una piccola parte prende la via che porta alle auto e,
una più numerosa, procede in salita verso la forcella, e si dirige verso il Rifugio Auronzo:
qui breve sosta e giù verso le macchine, non senza un po' di avventura, pestando neve.

Dopo esserci cambiati e saliti in auto ci si dà appuntamento all'oasi di Somadida per un
rinfresco in allegria. Gustando del buon salame, delle ottime torte bevendo delle bibite
fresche e per i veci del vino fresco si termina la giornata festevolmente. Poi si riprende la
strada di casa.
Ciao alla prossima.

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Il Monte Piana
Il Monte Piana


I Cadini
I Cadini


Torre dei Scarperi
Torre dei Scarperi


Il Leone di S. Marco
Il Leone di S. Marco


Tre Cime e Paterno
Tre Cime e Paterno


Un bel passaggio
Un bel passaggio


Noi
Noi